(English version)
Se un marziano dovesse pianificare
l’economia italiana, su quale settore deciderebbe di puntare? Senza dubbio sul
turismo. Con questa metafora alla BIT di Milano è stata sottolineata la
necessità di rendersi conto, e in fretta, da parte di tutti gli attori coinvolti
che il nostro patrimonio culturale è uno dei più ricchi del mondo e costituisce
uno dei pochi settori in cui è possibile una sensibile ripresa in tempi
relativamente brevi. I rischi non sono soltanto quello di un ulteriore
peggioramento della situazione economica e del problema dell’inoccupazione, ma
anche quello di vederci espropriati a breve della possibilità di sfruttare la
ricchezza del nostro territorio.
E’ già chiaro da alcuni anni
che il paese maggiore “esportatore” di turisti è la Cina con un flusso in
uscita di quasi 100 milioni di persone e destinato a crescere in maniera
considerevole entro il 2020. E se è vero che circa l’95% dei cinesi preferisce
destinazioni asiatiche perché più vicine e meno costose, è anche vero che buona
parte della percentuale rimanente sceglie l’Europa. Si tratta dunque di cifre
basse in termini di percentuale, ma che per noi italiani sono straordinarie in
termini di numero di visitatori: circa 4,5 milioni di turisti che l’Italia potrebbe
intercettare e soddisfare con la propria offerta. Numero che diventa ancora più
ragguardevole se si considera il possibile flusso di cinesi già residenti in
altri paesi europei.
Per raggiungere questi
obiettivi occorre in primo luogo sapere che i cinesi che scelgono di visitare
il nostro paese spesso arrivano nell’ambito di tour europei organizzati da altri paesi prima fra tutti la Germania e la Francia. E’ quindi necessario
acquisire maggiore visibilità sul mercato cinese in modo da poter proporre
direttamente la nostra offerta.
Occorre poi essere al
corrente di elementi fondamentali della cultura cinese: sapere, ad esempio, che i
cinesi che scelgono di viaggiare in Europa e in Italia non lo fanno per
divertirsi, ma con l’obiettivo di stringere accordi commerciali o, anche, con
una certa frequenza, per conoscere paesi lontani e fare esperienze fuori del
comune. Questo perché il viaggio in Europa, dati i costi, rappresenta uno
status symbol e come tale deve essere vissuto ed esibito al ritorno in patria.
Recenti sondaggi dimostrano che
9 cinesi su 10 non sono soddisfatti delle vacanze da loro trascorse in Cina o all’estero. Perciò, da una
parte vi è margine per attirare altri visitatori verso l’Europa (gli
insoddisfatti dell'Asia), dall’altra deve radicarsi la consapevolezza che i
cinesi cercano qualcosa di diverso rispetto a quello che finora è stato
offerto. Finisce l’era del turismo di gruppo completamente organizzato che
porta i cinesi attraverso l’intera Europa nell’arco di pochi giorni con un
singolo pernottamento per località e migliaia di chilometri percorsi al giorno.
Questa forma di viaggio rimane forse riservata alle classi sociali meno
abbienti e provenienti da zone meno urbanizzate.

Il visitatore cinese tipo, giovane,
benestante e in carriera, chiede oggi di potersi muovere in maniera
semi-indipendente, di visitare meno luoghi in più tempo e soprattutto di fare
esperienze straordinarie e indimenticabili, come possono essere, solo per fare qualche esempio, visite a celeberrimi monumenti, ma anche corsi di degustazione di vini o di cucina presso la stessa abitazione o ristorante di cuochi esperti.
Gli operatori italiani
devono essere in grado di allestire proposte d’accezione in maniera tale da
ottimizzare il viaggio di turisti che generalmente hanno molti soldi e poco
tempo. Per attrarre i visitatori è
poi indispensabile avere una discreta conoscenza degli usi e costumi di questa
popolazione in alcuni casi molto lontani dai nostri. Per esempio, occorre avere
un’idea dei periodi in cui si concentrano i viaggi che per i turisti giovani
(la maggior parte del totale) corrisponde generalmente con il Capodanno cinese
e con la Festa delle Lanterne (febbraio). Sapere che il viaggio in Europa è un
modo per stringere contratti commerciali, per imparare, per dimostrare ai
propri connazionali che si possiedono denaro e potere. Che molte coppie anziane
arrivano in Europa per festeggiare l’anniversario di matrimonio e vivere la
luna di miele che in passato non hanno avuto l’opportunità di fare. Che molti
turisti cinesi non arrivano in Europa per la prima volta e, pur conoscendo l’inglese,
gradiscono trovare indicazioni in lingua cinese e la possibilità di essere
compresi quando parlano la lingua madre.
Queste sono solo alcune
delle indicazioni che gli operatori devono aver presenti nel pianificare la
loro offerta ai cinesi nella piena consapevolezza che essi non rappresentano un
turismo di serie B, ma il movimento più numeroso e ricco in assoluto al mondo
che l’Italia non può più permettersi di ignorare.
Chi abbia intenzione di
intraprendere questo cammino può conseguire delle Quality Labels riconosciute
dalla Cina che indirizzerà poi preferenzialmente il flusso dei turisti in
uscita verso le mete e strutture che le detengono.
Si tratta della Chinese
Tourists Welcoming Training Programme che si può conseguire a seguito di un corso di formazione sulle
aspettative e necessità del turista cinese; della Chinese Tourists Welcoming Quality Label, con l’obiettivo di
implementare in modo sostenibile i servizi pianificati e sviluppati per il
pubblico cinese; la Chinese Tourists
Welcoming City Label che attesta come un’intera città si sia
messa in grado di accogliere in maniera adeguata il turismo cinese.
I corsi di formazione e il
rilascio delle Quality Labels sono curati dal COTRI (China Outbound Tourism
Research Insititute) che lavora in partnership con numerose società sia europee
che cinesi.
Rossana di Gennaro
0 commenti:
Posta un commento