22/02/13

WELCOME CHINA

(English version) 


Se un marziano dovesse pianificare l’economia italiana, su quale settore deciderebbe di puntare? Senza dubbio sul turismo. Con questa metafora alla BIT di Milano è stata sottolineata la necessità di rendersi conto, e in fretta, da parte di tutti gli attori coinvolti che il nostro patrimonio culturale è uno dei più ricchi del mondo e costituisce uno dei pochi settori in cui è possibile una sensibile ripresa in tempi relativamente brevi. I rischi non sono soltanto quello di un ulteriore peggioramento della situazione economica e del problema dell’inoccupazione, ma anche quello di vederci espropriati a breve della possibilità di sfruttare la ricchezza del nostro territorio.

E’ già chiaro da alcuni anni che il paese maggiore “esportatore” di turisti è la Cina con un flusso in uscita di quasi 100 milioni di persone e destinato a crescere in maniera considerevole entro il 2020. E se è vero che circa l’95% dei cinesi preferisce destinazioni asiatiche perché più vicine e meno costose, è anche vero che buona parte della percentuale rimanente sceglie l’Europa. Si tratta dunque di cifre basse in termini di percentuale, ma che per noi italiani sono straordinarie in termini di numero di visitatori: circa 4,5 milioni di turisti che l’Italia potrebbe intercettare e soddisfare con la propria offerta. Numero che diventa ancora più ragguardevole se si considera il possibile flusso di cinesi già residenti in altri paesi europei.

Per raggiungere questi obiettivi occorre in primo luogo sapere che i cinesi che scelgono di visitare il nostro paese spesso arrivano nell’ambito di tour europei organizzati da altri paesi prima fra tutti la Germania e la Francia. E’ quindi necessario acquisire maggiore visibilità sul mercato cinese in modo da poter proporre direttamente la nostra offerta.
Occorre poi essere al corrente di elementi fondamentali della cultura cinese: sapere, ad esempio, che i cinesi che scelgono di viaggiare in Europa e in Italia non lo fanno per divertirsi, ma con l’obiettivo di stringere accordi commerciali o, anche, con una certa frequenza, per conoscere paesi lontani e fare esperienze fuori del comune. Questo perché il viaggio in Europa, dati i costi, rappresenta uno status symbol e come tale deve essere vissuto ed esibito al ritorno in patria.

Recenti sondaggi dimostrano che 9 cinesi su 10 non sono soddisfatti delle vacanze da loro trascorse in Cina o all’estero. Perciò, da una parte vi è margine per attirare altri visitatori verso l’Europa (gli insoddisfatti dell'Asia), dall’altra deve radicarsi la consapevolezza che i cinesi cercano qualcosa di diverso rispetto a quello che finora è stato offerto. Finisce l’era del turismo di gruppo completamente organizzato che porta i cinesi attraverso l’intera Europa nell’arco di pochi giorni con un singolo pernottamento per località e migliaia di chilometri percorsi al giorno. Questa forma di viaggio rimane forse riservata alle classi sociali meno abbienti e provenienti da zone meno urbanizzate. 

Il visitatore cinese tipo, giovane, benestante e in carriera, chiede oggi di potersi muovere in maniera semi-indipendente, di visitare meno luoghi in più tempo e soprattutto di fare esperienze straordinarie e indimenticabili, come possono essere, solo per fare qualche esempio, visite a celeberrimi monumenti, ma anche corsi di degustazione di vini o di cucina presso la stessa abitazione o ristorante di cuochi esperti.

Gli operatori italiani devono essere in grado di allestire proposte d’accezione in maniera tale da ottimizzare il viaggio di turisti che generalmente hanno molti soldi e poco tempo. Per attrarre i visitatori è poi indispensabile avere una discreta conoscenza degli usi e costumi di questa popolazione in alcuni casi molto lontani dai nostri. Per esempio, occorre avere un’idea dei periodi in cui si concentrano i viaggi che per i turisti giovani (la maggior parte del totale) corrisponde generalmente con il Capodanno cinese e con la Festa delle Lanterne (febbraio). Sapere che il viaggio in Europa è un modo per stringere contratti commerciali, per imparare, per dimostrare ai propri connazionali che si possiedono denaro e potere. Che molte coppie anziane arrivano in Europa per festeggiare l’anniversario di matrimonio e vivere la luna di miele che in passato non hanno avuto l’opportunità di fare. Che molti turisti cinesi non arrivano in Europa per la prima volta e, pur conoscendo l’inglese, gradiscono trovare indicazioni in lingua cinese e la possibilità di essere compresi quando parlano la lingua madre.

Queste sono solo alcune delle indicazioni che gli operatori devono aver presenti nel pianificare la loro offerta ai cinesi nella piena consapevolezza che essi non rappresentano un turismo di serie B, ma il movimento più numeroso e ricco in assoluto al mondo che l’Italia non può più permettersi di ignorare.
Chi abbia intenzione di intraprendere questo cammino può conseguire delle Quality Labels riconosciute dalla Cina che indirizzerà poi preferenzialmente il flusso dei turisti in uscita verso le mete e strutture che le detengono.
Si tratta della Chinese Tourists Welcoming Training Programme che si può conseguire a seguito di un corso di formazione sulle aspettative e necessità del turista cinese; della Chinese Tourists Welcoming Quality Label, con l’obiettivo di implementare in modo sostenibile i servizi pianificati e sviluppati per il pubblico cinese; la Chinese Tourists Welcoming City Label che attesta come un’intera città si sia messa in grado di accogliere in maniera adeguata il turismo cinese.
I corsi di formazione e il rilascio delle Quality Labels sono curati dal COTRI (China Outbound Tourism Research Insititute) che lavora in partnership con numerose società sia europee che cinesi.

Rossana di Gennaro

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